Tele stessute
Dapprima sono tele stessute (era il ’68, l’imperativo: incominciare da capo) e poi opere fatte col materiale di scarto della lavorazione tessile: grovigli di fili s-tessuti sbrogliati e stesi alla meglio puntando sulla potenzialità del loro corpo dinamico, sulle varianti della luce che accendono i colori, sulla presenza del vuoto.
Ombre in rete
Sempre più attratto dall’immateriale, alla fine degli anni ’80 è l’approdo ad una figurazione fatta di vuoto più che di pieno e, per una parte, ad un allontanamento dall’oggetto verso l’evento, il venir meno, l’assenza. Nascono così le tele a maglia larga di rete e le ombre prese nella rete che le mantiene visibili sui muri delle città per marcarle di umano.
Incontro
con l’ombra
È un’installazione interattiva che produce non un’opera ma un’oper-azione: la persona, ignara, al suo passaggio aziona un flash che le soffia l’ombra su un telo (o una rete) che la trattiene a lungo. E gliela presenta così – essudata dal corpo e staccata dai suoi movimenti – come un altro sé.
Mario Martinelli